Alla ricerca di Josephine Tey di Eleonora Chiavetta |
Josephine Tey e Gordon Daviot sono i due pseudonimi adoperati dalla scrittrice e drammaturga Elizabeth MacKintosh. Già la necessità di un doppio pseudonimo – uno per i romanzi gialli e l'altro per le opere teatrali – indica una personalità schiva e determinata nel proteggere la propria vita privata. Di lei, infatti sappiamo ben poco: la stessa data di nascita non è certa (forse il 1898 il 1897), mentre è noto il luogo in cui venne alla luce, la cittadina scozzese di Inverness, dove studiò prima di andare in Inghilterra per seguire tre anni di corso all'Anstey Physical Training College di Birmingham. E' come fisioterapista e insegnante di educazione fisica che lavora per otto anni in Inghilterra, prima di tornare in Scozia per occuparsi del padre invalido. La sua carriera letteraria inizia in questo periodo, quando pubblica alcune poesie e dei racconti sulla Westminster Gazette o sul Glasgow Herald . E' il 1925 e, come molti autori prima di lei, Elizabeth preferisce mantenere segreta la propria identità. Nasce così il primo pseudonimo, Gordon Daviot – Daviot come la regione in cui da bambina ha trascorso molte estati felici assieme alle sorelle, un omaggio alla terra natia che spesso fa capolino nelle pagine dei suoi gialli. Come Daviot pubblica un primo romanzo, Kif (1929), storia di un ragazzo appassionato di cavalli che va in guerra, dove un delitto è il momento culminante, anche se non si tratta di un romanzo poliziesco. Il primo detective novel , scritto nello stesso anno, è, infatti, The Man in the Queue . Con questo romanzo Gordon Daviot vince il premio della casa editrice Methuen come miglior thriller e, due mesi dopo la pubblicazione del romanzo negli Stati Uniti, ottiene anche il premio americano, ‘Dutton Mystery Prize' (Mann, 1981: 212 e seg.). In questo romanzo MacKintosh/Daviot si dimostra molto più moderna dei suoi contemporanei colleghi giallisti, più interessata alla caratterizzazione dei personaggi e alle motivazioni che al mistero da risolvere (Roy 1980:47). Passeranno, tuttavia parecchi anni prima che Elizabeth scriva un altro romanzo poliziesco, perché il suo vero amore non è la narrativa gialla, ma il teatro, soprattutto quello storico, e così Gordon Daviot diventa nom de plume per drammi come Richard of Bordeaux (1932) su Riccardo II e Queen of Scots (1934) su Mary Stuart. I suoi testi teatrali hanno gran successo sia di pubblico che di critica ed è per questi che Elizabeth/Gordon vuole essere ricordata. Attori famosi recitano le parti delle sue commedie e tra questi grandi interpreti shakespeariani come Laurence Olivier e John Gielgud, quest'ultimo un caro amico alle cui indiscrezioni dobbiamo qualche piccola informazione sulla vita privata di Elizabeth – una tragedia personale sofferta durante la I Guerra Mondiale, forse la perdita di un uomo amato, la depressione di cui soffrì nel 1942, forse anche questa legata alla nuova guerra in corso. Lo stesso Gielgud apprende con sorpresa che l'amica commediografa ha tenuto ben nascosta la malattia di cui morirà a 55 anni nel 1952. Come volevasi dimostrare: Elizabeth è una donna riservata, che non ama rilasciare interviste o farsi fotografare, che non partecipa a serate di gala o premiazioni, che bada più alla sostanza – la scrittura – che ai corollari. Una donna con grandi capacità di analisi e introspezione psicologica come dimostrano le descrizioni dei suoi personaggi, ma con qualche difficoltà nel rapportarsi con gli altri esseri umani in carne ed ossa. Da Gielgud apprendiamo anche l'atteggiamento discriminante che la scrittrice manteneva verso le sue storie poliziesche e gli altri romanzi che ad intervalli creava: “yearly knitting” li definiva, ovvero un lavoro a maglia intrapreso una volta all'anno, un'occupazione casalinga, da svolgere nel tempo libero, senza grandi pretese, con la mente rivolta altrove, un passatempo. Eppure i suoi romanzi gialli, scritti con l'altro pseudonimo, ‘Josephine' (dal nome della madre) ‘Tey' (dal cognome di una nonna inglese), sono quelli che l' hanno resa famosa e se nessun teatro oggi mette più in scena i suoi drammi, i suoi romanzi gialli continuano ad essere pubblicati, tradotti e letti in tutto il mondo. Perché Tey è una brava scrittrice, che sfruttando anche nei romanzi le sue capacità di commediografa, crea personaggi credibili, ritratti attraverso l'azione e non soltanto descritti, intreccia all'evocazione di atmosfere la forza del dialogo ben costruito. Le sue otto detective stories non sono mai ripetizioni banali del whodunit , visto che a volte rispettano le regole (siamo nel pieno della golden age del romanzo giallo anglosassone), ma molto più spesso le ignorano, le stravolgono, cosicché ogni storia è diversa dall'altra e sorprendente. Molte volte, ad esempio, non c'è delitto o violenza fisica nei suoi romanzi, ma la tensione è indiscutibile come la presenza del male serpeggiante e corrodente. Dei suoi romanzi si dice che si leggono come se fossero romanzi ‘veri e propri' e non romanzi gialli, forse perché in realtà il delitto, quando c'è, vi appare marginale in termini di spazio e tempo e spesso accade prima che il romanzo abbia inizio (a volte anche anni o secoli prima), ma quel che importa è che esso rimane nella mente dell'investigatore e inizia a occupare sempre più spazio e tempo, spingendo fuori qualsiasi altra attività (penso, ad esempio,alle vacanze dell'ispettore, presto trasformate in caccia all'uomo in Singing Sands ), diventando pensiero unico, centrale, che attira come una calamita anche altri intelletti, oltre quello del detective , come ad esempio, quello del giovane americano in Daughter of Time (1951) [ La figlia del tempo , 1976] che tanto si appassiona alla ricerca della verità da trascurare, lui così innamorato, la propria fidanzata, o quello dell'amico del Sette B in Singing Sands (1951) [ Sabbie canore , 1991], anch'egli americano. Nei vari romanzi il detective di turno è, dunque, accompagnato da vari assistenti, compagni di strada che si lasceranno una volta risolto l'enigma. Il detective professionista creato da Jospehne Tey è lo scozzese Ispettore di Scotland Yard Alan Grant che compare nel primo e in altri quattro romanzi. In un un'altra opera il delitto è, tuttavia, risolto da Lucy Pym, scrittrice detective per necessità, e in The Franchise Affair da un avvocato detective per amore. Ciò che accomuna le tre figure è la loro assoluta normalità. In tutti e tre i casi si tratta, infatti, di persone comuni: un ispettore che poco ha del poliziotto; una donna non più giovane, definibile come ‘zitella' negli anni in cui il romanzo fu scritto, sorella di tante figure di donne non sposate detective per hobby e per passione di cui la narrativa gialla è assai ricca; un anonimo uomo di legge dalla vita regolare e priva di scosse che si trova impegolato suo malgrado nelle vicende di due donne accusate di colpe mai commesse. Persone di buon senso, dai princìpi solidi, lavoratori che credono in valori come la giustizia e la verità e che per questi sono pronti a rischiare, a penare, a rivedere le proprie abitudini. Personaggi con una coscienza molto sviluppata che si trovano a volte a dover decidere – come accade a Miss Pym – se sia proprio il caso di accusare un colpevole. Figure di detective con doti notevoli di compassione per tutte le vittime che incontrano, laddove vittima è anche a volte chi commette il delitto o la frode. Particolarmente incline all'introspezione e all'autocritica, Grant indulge in affascinanti dialoghi con se stesso. Come in antichi morality plays in cui l'angelo e il diavolo discutono, dibattendosi un'anima, nei silenziosi dialoghi di Grant, la voce della ragione contrasta la voce dell'intuito. Queste lunghe sequenze che si svolgono per parecchie pagine sia in To Love and Be Wise (1950) [ La strana scomparsa di Leslie , 2003] sia in Singing Sands rivelano il lavorio della mente,ma anche lo spessore umano del personaggio – non un super eroe perfetto, ma un complesso personaggio ricco di dubbi. Tey, infatti, crea il “detective imperfetto. Le sue deduzioni e conclusioni, la sua logica sono inevitabilmente un po' sbagliate. Eppure, non è una figura comica, e suscita più pietà che risate”(Roy, 1980: 56). Il compagno dell'Ispettore Grant è l'inglese Williams, figura bonaria, ma non sciocca, diversa dal Watson di Holmes; chioccia sollecita a volte nei confronti del suo capo, Williams è un punto di riferimento nelle indagini ed è più pragmatico del suo capo. La presenza poi di altri aiutanti occasionali generalmente non inglesi, come i due americani di cui abbiamo detto prima, introduce il personaggio dell' outsider , di chi non appartiene fino in fondo alla società in cui si trova. Incuriositi dalla vecchia Albione, questi personaggi estranei all'ambiente divengono in modo naturale compagni dell'Ispettore, che è anche lui un estraneo, nonostante viva a Londra da così tanti anni. In tal modo mi sembra che Tey descriva anche se stessa, così legata all'Inghilterra da lasciare tutto il suo patrimonio al National Trust inglese, ma al tempo stesso radicata nella sua terra d'origine, tanto da lasciare a Inverness il manoscritto originale di Richard of Bordeaux , l'opera per lei più preziosa. Tey è un'autrice che conosce bene il mondo e i suoi abitanti, o almeno, alcuni ambiti del mondo, come quello teatrale, quello della scuola o dell'equitazione e dei piccoli centri di campagna. Lo sfondo dei suoi romanzi non è l'alta società come accade in Georgette Heyer, ma piuttosto l'ambiente di Bloomsbury, una congrega di intellettuali e artisti – scrittori, pittori, attori – probabilmente lo stesso ambiente da lei frequentato per l'attività teatrale. Artisti che fanno capo a Londra, ma amano vivere in campagna dove formano piccole comunità che poco hanno da spartire con la gente del luogo. E' quanto viene descritto da Liz a Leslie in To Love and Be Wise :
Le pellicce di zibellino e le Rolls in questi romanzi non sono simbolo di aristocrazia, anche se indicano opulenza, perché sono simboli di denaro guadagnato, non ereditato, e come immagini di ricchezza vengono narrati con ironia e distacco:
Di certo Elizabeth/Josephine sa che molto spesso gli esseri umani vanno in giro protetti da una maschera (e chi meglio di lei lo poteva affermare, che di maschere per scrivere se n'era scelte due!). E' questo un tema ricorrente nei suoi romanzi gialli. In The Franchise Affair (1948), rifacimento in chiave moderna di un famoso caso del XVI secolo, Betty Kane, la ragazzina acqua e sapone che afferma di essere stata rapita, segregata e maltrattata da due donne il cui unico torto è quello di tenersi in disparte nel paese in cui sono trasferite, è bel lungi dall'essere l'innocente creatura che tutti vogliono vedere in lei; in Brat Farrar (1949) [ Il ritorno dell'erede , 2002], Patrick, il gemello addolorato per la morte del fratello, è in realtà l'assassino così come assassina è la studentessa brillante, modello di virtù di Miss Pym Disposes (1946) [ Miss Pym , 1987]. Il male sa mascherarsi bene e rendersi irriconoscibile per potere operare meglio ovvero siamo noi talmente ciechi o desiderosi di vedere ciò che non esiste da non riuscire ad andare oltre la cortina ingannevole che ci si presenta innanzi. E non si tratta solo di smascherare il male, ma anche di riconoscere il volto del bene dietro il ritratto di malvagità costruito dalle menzogne altrui. Come accade in Daughter of Time , il poliziesco forse più celebre di Tey, dove l'ispettore Grant immobilizzato in ospedale, dà sfogo alla sua passione per la fisiognomica e tra tante riproduzioni di quadri celebri, si trova a osservare con occhio privo di pregiudizi il volto di Riccardo III, il re inglese passato alla storia per l'efferato omicidio dei due nipotini chiusi nella Torre di Londra. Grant con fiuto e talento investigativo passa in rassegna le fonti storiche su cui l'accusa di duplice omicidio si è basata e scopre che secoli di pregiudizi sono derivati dalla politica di parte del vero colpevole, quell'Enrico VII che successe al trono di Riccardo e la cui propaganda fu costruita niente meno che da Tommaso Moro (“Vecchio rimbambito meschino, malpensante e malalingua” (95)) e su cui lo stesso Shakespeare basò la famosa tragedia Riccardo III . Rileggendo, come se si trattasse di un caso di delitto non risolto, le testimonianze dell'epoca e rintracciando indizi sepolti nelle scartoffie pubbliche e private dei protagonisti di allora, Grant giunge alla conclusione che Riccardo III, non solo nulla ebbe a che fare con il delitto, ma “sarebbe stato probabilmente il migliore e il più illuminato tra tutti i re della storia” (99). In questo romanzo Grant e Tey, mettendo in dubbio la tradizione affermata, ribaltano il giudizio storico tramandato dal canone e affermano la necessità di riscrivere la storia, se necessario, con parole obiettive e libere da pregiudizi politici e di parte. ‘Tonypandy' è il termine usato da Grant per descrivere la storia fasulla che spesso ci viene propinata: “Cominciava a domandarsi quanta parte dei libri di scuola che finora avevano rappresentato per lui la storia d'Inghilterra fosse, in realtà, soltanto Tonypandy” (104). La storia diventa così ancora attuale e ricca di mistero e Tey dimostra la propria modernità se all'inizio degli anni '50 afferma il bisogno di analizzare nuovamente i fatti per raccontarli in modo più sincero. Il travestitismo è un altro elemento ricorrente in Tey. Lo si trova in In To Love and Be Wise (1950) dove il misterioso affascinante fotografo che scompare e si sospetta morto, è in realtà una donna che persegue un obiettivo di vendetta, ma anche in Singing Sands , dove l' identità dell'uomo trovato morto sullo Highland Express è scambiata per quella di un altro. Il tema del doppio è particolarmente presente in Brat Ferrar in cui ci sono ben due coppie di gemelli (una al femminile di adolescenti e una al maschile più adulta) oltre ad un falso gemello che finisce con identificarsi con il presunto suicida il cui ruolo sta ricoprendo per frode. Nulla è quello che sembra e a tutti servono doti di investigatore psicologo per evitare fatali errori di giudizio. La stessa psicologia serve a poco, mentre la capacità di leggere i volti rimane l'unico strumento per decifrare l'animo umano – questo è quanto sostiene non solo Grant, ma anche il poliziotto di The Franchise Affair , che è subito convinto della colpevolezza della ragazzina, perché la particolare sfumatura grigio azzurra dei suoi occhi è sempre indice di malizia e crudeltà, ma è anche la triste conclusione cui arriva Miss Pym, autrice di un celebre e rivoluzionario manuale di psicologia, invitata a tenere una conferenza sull'argomento nel college di educazione fisica in cui verrà poi uccisa una studentessa. Sul punto di lasciare il luogo del delitto, dopo avere scoperto l'autrice del delitto, Lucy Pym decide di non scrivere più libri di psicologia:
Miss Pym Disposes appartiene alla tipologia di romanzi polizieschi che si svolgono nell' ambiente chiuso e protetto di una scuola o di un istituto universitario e ricorda nell'impostazione il più famoso Gaudy Night (1936) di Dorothy L. Sayers. Il college femminile di Educazione Fisica di Leys (molto probabilmente ricostruito sul modello dell'“Anstey College” in cui Elizabeth aveva studiato), con le sue ferree regole, la sveglia alle cinque del mattino e le molteplici materie da studiare, oltre alla competitività instillata nelle studentesse (al punto da provocare un omicidio) è lo sfondo perfetto per sviluppare la convinzione di Tey sulla difficoltà di comprendere appieno la realtà. Sarebbe una visione della vita molto deprimente se non ci fossero altre figure ad allietarlo, come quelle frequenti di ragazze intrepide che si fidano del proprio istinto nel giudicare una persona e che si rivelano nel giusto, come l' Erica di A Shilling for Candles (1936) [ E' caduta una stella , 1978] o le molteplici figure materne che si presentano puntuali in ogni romanzo. Così Grant è coccolato dalla sorella (oltre che dal nipotino che lo segue nella passione per la pesca, che pare fosse anche passione di Elizabeth), dalle infermiere dell'ospedale in cui si trova, paziente irrequieto, ed è sempre affettuosamente sostenuto dall'attrice Martha Hallard, sua carissima amica, mentre Robert in The Franchise Affair è viziato dalla deliziosamente distratta zia Lin e Brat è sostenuto da zia Bee affettuosa e saggia. Martha, poi, può essere considerata un braccio destro di Grant, pronta ad andare in biblioteca a cercargli i libri che gli servono per risolvere il caso di Riccardo III, capace di intuizioni utilissime nelle indagini e fonte di indiscrezioni altrettanto utili:
Martha è la figura femminile che spesso manca accanto a un detective, ma non ha alcuna motivazione sentimentale a stare accanto a Grant; è donna di successo e non vive di luce riflessa. Carattere indipendente, come Lucy Pym e molte altre donne ritratte nei romanzi di Tey, è assai attraente, ma poco femminile se giudicata con criteri tradizionali. Non è madre o moglie e non aspira a diventarlo. La sua realizzazione è nel lavoro, la sua vita è piena, la sua sicurezza si basa su una economia salda guadagnata facendo il lavoro che le piace e su una fermezza d'animo che Grant a volte le invidia. Personaggio simile a zia Bee in Brat Ferrar o a Marion di The Franchise Affair , donne anche queste decise nella loro volontà d'indipendenza, la presenza di Martha aggiunge un tocco femminista all'opera di Josephine Tey. Ciò non impedisce, tuttavia, che storie sentimentali spesso si intreccino nei romanzi, ad alleggerire l'atmosfera, da quella proibita di Liz per Leslie (lei serenamente fidanzata si infatua di un biondissimo fotografo che ne riconosce i desideri, senza dubbio aiutata dal fatto d'essere in realtà una donna ben consapevole dei recessi dell'animo femminile); alla storia tra Marion e l'avvocato, storia che rimane letteralmente in sospeso sull'aereo che porta entrambi verso una vita nuova in Canada. Il personaggio di Grant introduce spesso nei romanzi dei riferimenti alla Scozia, terra da cui provengono sia lui che la sua creatrice, ma è nell'ultimo romanzo, Singing Sands , pubblicato postumo, che la cultura e il paesaggio scozzesi assumono un valore simbolico molto forte. Grant, detective gentiluomo come Lord Wimsey di Dorothy L. Sayers e l'Ispettore Alleyn di Ngaio Marsh, suoi contemporanei, logorato dalla sua stessa coscienza che vorrebbe risolvere i casi con la logica e non con l'intuito – sua vera dote – stanco della vanità dei delitti e quasi deciso a smettere la propria attività di investigatore, intraprende un viaggio verso le Highlands per un periodo di riposo forzato. Soffre di veri e propri attacchi di panico claustrofobico, non riesce più a dormire bene e nell'insieme cerca di sfuggire a se stesso. Si ritira, così, nella regione della sua infanzia che diventa sinonimo di bellezza paesaggistica e tranquillità. La descrizione delle Highlands testimonia l'attaccamento della scrittrice alle sue radici:
Il contatto con la terra selvaggia di cui lui stesso è frutto e l'innata curiosità verso un caso misterioso non di sua competenza lentamente lo risaneranno. Spinto a girovagare per la Scozia, alla ricerca di indizi per un delitto che nessuno vede e che nessuno gli chiede di risolvere, ritrova così anche se stesso e, nonostante il clima implacabile, godendosi pioggia, vento e bufera, nello spettacolo dell'oceano infuriato Grant si rappacifica con la propria difficile natura:
Bibliografia citata Opere di Josephine Tey © Eleonora Chiavetta |