ACCAME Nìccolò, da Pietra Ligure (1817-1867).
– Commerciante.
Dagli eventi del 1848 fu spinto al giornalismo ed alla
vita politica. Tra i più attivi soci del Circolo Italiano di Genova,
diresse nel 1848-49 "Il Pensiero Italiano" e successivamente partecipò
ai moti del marzo-aprile sia come segretario del Governo Provvisorio sia
combattendo accanto all'Avezzana nell'attacco all'Arsenale marittimo.
Il 2 aprile trattò col generale De Asarta ottenendo la capitolazione
delle forze sarde. Nel processo intentato agli esclusi dall'amnistia dell'8
aprile 1849 fu condannato a morte in contumacia il 24 luglio dello stesso
anno; allontanandosi da Genova con i più compromessi, scelse come
terra d'esilio la Francia; dopo di che si perdono le sue tracce.
AVEZZANA Giuseppe, da Chieri (1797-1879)
Iniziò la carriera delle armi partecipando alla
campagna napoleonica nel 1813; prese parte successivamente ai moti del
1821, per cui fu condannato a morte in contumacia. Scelse come terra d'esilio
la Spagna dove combattè tra i costituzionali contro il corpo di
spedizione della Santa Alleanza comandato dal duca d'Angouleme, sotto
le insegne del quale militava Carlo Alberto di Savoia. Caduto prigioniero,
fu deportato a Nuova Orléans, dove partecipò alla guerra
d'indipendenza del Messico raggiungendo il grado di generale. Rientrato
in Italia all'annuncio della guerra austro-sarda per parteciparvi, vi
arrivò alla fine della prima campagna militare. Il 26 febbraio
1849 fu nominato comandante generale della Guardia nazionale di Genova,
e dei moti scoppiati un mese dopo fu l'effettivo ispiratore e capo non
soltanto militare. Condannato a morte in contumacia, per la seconda volta,
raggiunse Roma dove gli fu dato l'incarico di ministro della guerra; caduta
la Repubblica Romana riprese la via dell'esilio. Rimase a New York sino
aI 1860 allorquando Garibaldi lo chiamò a sè; arrivò
per partecipare alla battaglia del Volturno ed all'assedio di Capua ottenendo
la promozione a maggior generale. Successivamente fu ancora con Garibaldi
nella campagna del 1866 e l'anno successivo alla battaglia di Mentana.
DE ASARTA GIACOMO, da Sampierdarena (1786-1857).
Iniziata la carriera militare durante il periodo napoleonico, aveva
raggiunto nel 1840 il grado di luogotenente generale ed era stato vicerè
di Sardegna. Il 16 gennaio 1849, destinato al comando defla divisione
militare di Genova, si trovò ad affrontare i gravi eventi del marzo-aprile.
La sua condotta fu aspramente censurata dal La Marmora, che lo accusò
di debolezza; egli cercò di difendersi nella "Memoria" ricordata,
ma a nulla gli valse, chè fu collocato a riposo il 10 agosto di
quell'anno.
MORCHIO DAVID, da Genova (1798-1875).
Combattè nel 1820 tra i costituzionali in Ispagna; tornato
nella sua città ebbe parte attiva alla vita politica militando
fra i più accesi democratici. Da un altro che partecipò
ai moti genovesi del '49, Antonio Gianuè (anch'egli conadannato
a morte) fu definito - uno dei più singolari caratteri del Circolo
Italiano -. Per essere stato uno dei più attivi ed intraprendenti
di questi moti fu escluso dall'amnistia e condannato a morte in contumacia.
PELLEGRINI DIDACO, da Novi Ligure (1809-1870).
Fecondo oratore, aveva iniziato giovanissimo un'intensa
vita politica e letteraria militando nelle schiere dei più accesi
democratici. Nel triennio 1846-49 fu sempre sulla breccia; pur essendo
talvolta assai discusso per la sua irruenza, fu uno dei capi che ebbero
maggiore influenza sullo svolgersi di quegli eventi. Fierissimo repubblicano,
pur essendone soltanto segretario era di fatto il capo del Circolo Italiano.
Fu, naturalmente, escluso dall'amnistia del re di Sardegna e condannato
a morte in contumacia; rifugiatosi a Costantinopoli vi professò
l'avvocatura ed ivi morì, non avendo voluto usufruire dell'indulto
nel 1856 concesso a tutti i condannati che si erano compromessi in questi
eventi.
RAMORINO Gerolamo (Genova, 1792 - Torino, 22.V.1849).
Generale italiano.
Arruolatosi giovanissimo nell'esercito francese, partecipò
alla campagna d'Austria del 1809 e a quella di Russia del 1812, divenendo
capitano d'artiglieria. Ritiratosi dall'esercito in seguito alla Restaurazione,
partecipò alla rivoluzione piemontese del 1821. Riparò quindi
in Francia, partecipando nel 1830-31 alla rivolta polacca contro la Russia
e divenendo in quest'occasione generale. Nonostante la responsabilità
avuta nel fallimento della spedizione in Savoia del 1833, la cui direzione
gli era stata affidata da Mazzini, si offrì nel 1848 allo Stato
maggiore piemontese, che nel 1849 gli diede il comando della 5a divisione,
con l'incarico di impedire l'avanzata austriaca e di coprire lo sbocco
a Pavia. Ma egli disobbedi agli ordini di Lamarmora e dello Czarnowsky,
isolando la sua divisione e agevolando il passaggio degli Austriaci. Contribuì
in tal modo alla sconfitta di Novara; fu condannato a morte per disobbedienza
davanti al nemico nel maggio 1849.
RETA COSTANTINO, da Genova (1814-1858).
Regio corriere, si dedicò al giornalismo, ove
si distinse. Collaborò alla "Biografia iconografica degli Uomini
celebri che fiorirono dal X secolo ai nostri giorni negli Stati del
Re di Sardegna", (Torino, 1845); all'Eridano, rivista scientifica
e letteraria ed a vari altri giornali, fra cui "Il Risorgimento" di
Cavour. Militò nelle file della più accesa democrazia a
Torino, dove fu segretario di quel Circolo Nazionale, ed a Genova dove
partecipò alle più ardite dimostrazioni politiche. Fu Deputato
al Parlamento nella I, II e III Legislatura. Per la preminente parte avuta
nei moti genovesi del marzo-aprile '49 fu escluso dall'amnistia e condannato
a morte in contumacia. Si recò in esilio ove morì.
SALASCO (Armistizio di)
Armistizio firmato a Milano il 9 agosto 1848 dal generale
Carlo Canepa di Salasco, capo di stato maggiore dell'esercito sardo, e
dal generale austriaco Heinrich Hermann von Hess. Fu deciso da Carlo Alberto
e dal governo di Ottavio Thaon di Revel, in seguito alla resa di Milano
agli Austriaci (4 agosto1848) e dopo le dimissioni del ministero Casati,
favorevole al proseguimento della guerra.
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